Cibo e umore sono due
ambiti che viaggiano su strade parallele da sempre. L’atto della nutrizione non si limita infatti a
soddisfare dei bisogni fisici e di sopravvivenza, ma ha anche una valenza
emozionale fondamentale, come dimostra l’esistenza di alcuni alimenti che
possono stimolare il buonumore.
Quando parliamo di comfort
food chiamiamo in causa un aspetto tanto importante quanto affascinante. Ma
quali sono questi alimenti portentosi che possono cambiare in meglio l’umore?
Tra i più celebri possiamo ricordare il cioccolato che, come ben si sa,
stimola la produzione di serotonina, un ormone che può fare la differenza
quando si tratta di contrastare cali di umore legati anche a situazioni
biologiche come la sindrome premestruale.
Il comfort food non si
limita però ai cibi che migliorano la produzione di ormoni come la serotonina o
le endorfine, considerate dei veri e propri oppioidi del cervello. Quando si
discute di comfort food si deve necessariamente considerare anche quei cibi
che, al di là delle caratteristiche biochimiche e solo con il loro sapore od
odore, sono in grado di
richiamare alla mente di chi li consuma dei ricordi
particolarmente piacevoli.
In questo caso si entra
in un ambito in cui un singolo stimolo sensoriale può essere in grado di
cambiare radicalmente la giornata di una persona, agendo su quei residui
non sempre consci a cui sono legati ricordi spesso d’infanzia o connessi a
rapporti che hanno in qualche modo avuto un ruolo determinante nella crescita
(un classico a questo proposito è la torta di mele della nonna, uno dei più
celebri esempi di comfort food).
Un altro aspetto
essenziale da considerare quando si discute di comfort food è la moderazione.
Molti degli alimenti che hanno un’influenza positiva sul buonumore possono
infatti compromettere la forma fisica se consumati in quantità eccessive. In
questi casi è davvero la moderazione l’unica soluzione per evitare problemi
oltre che per apprezzare meglio gli effetti del comfort food (la privazione può
in certi casi aumentare il desiderio di un cibo e rendere più soddisfacente il
momento in cui lo si mangia).
Limitarsi a vedere il
cibo come una soluzione essenziale per sopravvivere significa ridurre al
minimo la valenza culturale della cucina. Il comfort food è un valido
esempio al proposito, a patto che sia approcciato mettendo in primo piano
l’equilibrio, il segreto principale per gustare al meglio gli alimenti che, per
via della loro composizione e per il rapporto con la storia di chi li mangia,
possono cambiare in meglio l’umore di una persona.
Dott.ssa Miolì Chiung
Responsabile Studio di
Psicologia Salem